multietnica

Si parla e si discute da anni della fragilità della famiglia tradizionale: il numero dei matrimoni diminuisce e il numero delle separazioni e divorzi aumenta; le nascite diminuiscono e le famiglie con un solo genitore aumentano; la durata dei matrimoni diminuisce e i figli nati fuori dal matrimonio aumentano; la qualità relazionale familiare diminuisce e gli episodi di violenza domestica aumentano. In questo contesto sociale in rapido cambiamento sono richieste alla coppia e alla famiglia delle competenze ulteriori rispetto al passato, poiché senza più i riferimenti presenti invece nelle passate generazioni, poco può essere dato per scontato e molto deve essere comunicato, negoziato, condiviso: comunicare in modo efficace, aprirsi emotivamente, capire e gestire lo stress individuale e di coppia, gestire i conflitti in modo costruttivo, sono competenze che devono essere sviluppate, se non in alcuni casi acquisite.

 

    A NATALE CON CHI ?

    Come mettere tutti d’accordo su come festeggiare le festività natalizie in famiglia.

    nataleLe festività di Natale rappresentano da sempre un periodo molto importante per la famiglia per tutto ciò che questa festività rappresenta nella tradizione e nei ricordi personali.
    E’ sempre difficile districarsi tra cene, pranzi e riunioni con amici e parenti dell’una e dell’altra famiglia di origine. C’è la famiglia che festeggia la notte della Vigilia e chi invece la mattina del 25; c’è chi scambia i doni con tutta la stirpe e chi invece privilegia stringersi al proprio nucleo familiare; c’è infine chi resta in città e chi invece preferisce recarsi in villeggiatura o fare ritorno al paese per ricongiungersi ad altri parenti. Insomma, è difficile mettere tutti d’accordo. Soprattutto quando ci sono dei bambini …

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    In situazioni di separazione o divorzio le difficoltà spesso aumentano, e all’avvicinarsi delle vacanze natalizie può generare ansia per timore di non riuscire ad organizzare questo periodo, che di regola coincide con la chiusura delle scuole, coniugando impegni di lavoro, tradizioni personali e dell’ex coniuge e bisogni dei figli.
    In aiuto poi non c’è una normativa vigente che disciplini quanto di questo tempo i figli di una coppia separata debbano trascorrere con l’uno o l’altro genitore. E’ vero che in sede di separazione consensuale o su ordine dal giudice in sentenza viene stabilita una suddivisione del periodo, spesso a metà, e che prevede che il figlio trascorra una delle due festività (Natale o Capodanno) con il papà e l’altra con la mamma. E così ad anni alterni. Si tratta tuttavia di una prassi giurisprudenziale e che spesso è vissuta come un’imposizione che non tiene conto delle singole situazioni concrete.
    Ma cosa succede quando i figli crescono, o uno dei due genitori si vuole fare un viaggio o è presente una nuova relazione che richiede inattese negoziazioni? Molti genitori non sanno che possono elaborare soluzioni nuove e più rispondenti alle esigenze del momento, e senza necessità di ricorrere al giudice! L’unico ingrediente e che mamma e papà abbiano un canale di comunicazione aperto per esplorare soluzioni nuove e alternative e che soddisfano in concreto i diversi bisogni della famiglia separata.
    Pochi incontri di Mediazione possono rivelarsi dei momenti preziosi per confrontarsi e trovare accordi che rispondono in concreto alle esigenze organizzative, relazionali ed emotive della famiglia in continua evoluzione.
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    TEMPO DI VACANZE, TEMPO DI LITIGI TRA EX?

    La piccola Alice sta con te le prime due settimane di agosto. Ma dove hai intenzione di andare? E con chi?……NO, non ti do il permesso!

    litigioEcco, questo è un tipico dialogo che, in assetti familiari non ancora consolidati, potrebbe affliggere le famiglie separate in queste periodo dell’anno. Siamo tra l’altro fuori tempo massimo. In genere la coppia separata o divorziata si confronta in merito all’organizzazione delle vacanze estive intorno al mese di aprile/maggio. In tempo utile per eventuali cambiamenti organizzativi , personali e professionali, o modifiche di calendario da richiedere al rispettivo datore di lavoro …

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    Il problema tuttavia non è tanto il quando, ma il dove e soprattutto in presenza di chi- nuovo compagno/a o amici ‘sbagliati’- il figlio trascorrerà le vacanze nel periodo ’di competenza’ dell’’altro genitore. Ecco, questo è il punto: nel periodo che trascorre con il proprio figlio, l’altro genitore, può fare quello che ritiene meglio per lui e per il figlio, con il solo limite di tutelare il benessere psicofisico del minore e nel rispetto di accordi espressamente sottoscritti. In caso contrario ci sono strumenti giuridici declinati a salvaguardare il minore o i patti concordati. In assenza di ciò, il genitore separato può quindi organizzare la vacanza con suo figlio nel modo e in compagnia di chi desidera.
    E’ allora è molto più utile e proficuo fermarsi un attimo e cercare il motivo che sottende, per esempio, a quel “NO, non ti do il permesso”, apparentemente così perentorio e irrevocabile. Le ragioni in capo alla madre, potrebbero infatti essere le più varie ed è importante che vengano espresse in modo chiaro per poter essere accolte dall’ex. Per esempio, se la mamma di Alice, pensando alle notti estive dell’ex compagno, prevede che la figlia dormirà troppo poco e seguirà orari non adatti alla sua età, dovrà cercare di esplicitare questo timore e chiedere magari al padre di essere tranquillizzata nel senso di assicurarla che la piccola andrà a letto non dopo le 23.
    O nel caso in cui la mamma di Alice teme che il suo ruolo di madre si offuscherà agli occhi della figlia che trascorre 15 giorni consecutivi con il papà e la sua nuova compagna. In questo altro caso, una volta riconosciuta questo timore, si potrebbero stabilire appuntamenti telefonici, o assicurarla che la nuova compagna del papà non dorma nella stessa stanza della figlia o organizzare una visita della mamma tra una settimana e l’altra….tante possono essere le soluzioni per rispondere ad un bisogno emotivo individuale. Ma è necessario parlarne, confrontarsi, esplorare insieme quale, tra tante, è la soluzione migliore al caso concreto. Ti è mai capitato di rinunciare ad una tua richiesta o ad una tua idea ed assecondare quella di un’altra persona che percepisci come più forte emotivamente o perché pensi “non valga la pena” litigare o temi che il confronto si trasformi in un conflitto distruttivo?
    Se sì, ora sai che il primo passo è riuscire d esprimere in modo efficace le proprie ragioni ed ascoltare quelle dell’altro, anche in presenza di rapporti complessi. La difficoltà maggiore è riconoscere e dare senso alla ragione che sottende ad una posizione oppositiva. La soluzione, poi, verrà da sé e sarà quella che risponderà agli interessi di tutti. E se ci fosse talvolta bisogno di una persona terza per veicolare questo scambio comunicativo, ben venga un mediatore.

    Buonissime vacanze.

 


    La famiglia in continua trasformazione

    famigliaSi parla e si discute da anni della crisi della famiglia tradizionale.
    Oggi però si incomincia a respirare qualcosa di diverso nell’aria. Alla consapevolezza della necessità di attribuire al concetto famiglia un significato più flessibile rispetto a quello classico, si aggiunge il riconoscimento delle ulteriori e complesse difficoltà cui la famiglia attuale va incontro durante il suo fisiologico ciclo vitale.
    Problematicità di tipo socio-culturali (emancipazione femminile e relativi cambiamenti di ruoli e funzioni all’interno della famiglia; pressanti stimoli e richieste esterne; maggiori spostamenti, contatti sociali e interculturali; l’imporsi di uno sguardo autocentrato su di sé e ricerca del benessere materiale a scapito di quello relazionale; generale scarsa fiducia nel futuro), cui si aggiungono quelle di tipo economico (disoccupazione, mancanza di agevolazioni sociali a supporto della famiglia in formazione, crisi economica generale,….).

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    In questo contesto sociale così complesso e in rapido cambiamento sono oggi richieste alla coppia e alla famiglia delle competenze ulteriori rispetto al passato (social skills). Nulla può essere dato per scontato facendo riferimento alla tradizione e molto deve essere negoziato e condiviso. Ecco dunque che comunicare in modo efficace, aprirsi emotivamente, riconoscere l’altro diverso da sé, ascoltare in modo attivo e riuscire ad esprimere il proprio punto di vista, gestire lo stress individuale e di coppia, sapere negoziare e mediare, acquisire tecniche di problem solving… sono diventate competenze indispensabili per fare funzionare nel tempo la famiglia di oggi.
    In presenza di un legame familiare – inteso non solo come punto di incontro di persone e delle loro storie, ma soprattutto come fattore che connette differenti miti familiari, valori, principi, affetti, tradizioni che ciascuno di noi porta con sé, e che contribuiscono a formare la propria identità e creano appartenenza– è importante, anche in presenza di grandi conflitti, adoperarsi affinchè questi legami non vengano recisi. Sono le radici di ciascuno di noi, adulti e figli. Trovare accordi che non tengono conto di questi aspetti rischia di svilire e rendere fragili tutte le persone che ne fanno parte.
    Particolare attenzione viene inoltre rivolta alle nuove tipologie familiari che rappresentano oggi una realtà sempre più diffusa: dalla famiglia di fatto a quella separata, dalla famiglia mista a quella adottiva, dalla famiglia monogenitoriale a quella ricostituita.

 


    Le Nuove Unioni e le famiglie ricomposte

    nuove-familyCaratteristiche e strategie per stare meglio insieme

    Giusto per fare chiarezza, incominciamo con le definizioni.
    Si parla di nuova unione, quando una nuova coppia, sposata o meno, si forma dopo un precedente matrimonio/convivenza, e non ha figli.
    Ciò può avvenire a seguito della morte del partner o, oggi più frequente, dopo una separazione/divorzio.
    Questa tipo di unione non presenta grandi difficoltà qualora entrambi i suoi componenti hanno elaborato il lutto della precedente unione. In mancanza, legami disperanti, confronti, rabbie, sensi di colpa possono essere d’intralcio alla crescita della relazione della nuova coppia.

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    E’ da tenere presente che la coppia di nuova formazione necessita anche di un particolare riconoscimento, intimo e sociale, più complicato da conseguire in mancanza dei riti di passaggio tradizionali (uscita dalla famiglia di origine, matrimonio, viaggio di nozze, feste per ricorrenze, nascita figlio …).
    L’assenza di una chiara identificazione della nuova coppia e una confusione di confini relazionali tra il vecchio e il nuovo sistema familiare possono portare ad un senso di insicurezza e di transitorietà della relazione stessa, che la rende più vulnerabile. Si parla invece di famiglia ricomposta quando un nucleo familiare è composto da una coppia con almeno un figlio avuto da una precedente relazione; a ciò possono aggiungersi i figli della stessa coppia di nuova costituzione.
    La famiglia ricomposta presenta specifiche problematiche rispetto alla nuova unione. Nella famiglia ricomposta, infatti, la difficoltà principale è rappresentata dalla presenza dei figli. Questa realtà richiede, oltre a riconoscersi come coppia, intimamente e socialmente, una ridefinizione della propria funzione genitoriale, con la difficoltà di doverla negoziare con altri soggetti adulti
    La FUNZIONE GENITORIALE è infatti svolta da più soggetti: il genitore biologico, quello legale e quello affettivo non fanno più capo ad una sola persona e tale circostanza richiede una ridefinizione sufficientemente condivisa di ruoli e funzioni tra le diverse figure coinvolte (es. chi fa cosa).
    A rendere più complicata la situazione è la mancanza di una TERMINOLOGIA SPECIFICA e di CODICI RELAZIONALI che definiscono ruoli e funzioni di una tipologia familiare di nuova generazione e che, in loro presenza, fungerebbero da modelli di riferimento per gestire SITUAZIONI COMPLESSE, tra adulti, tra figli e tra adulti e figli.
    In una famiglia ricomposta tante possono essere le situazioni spinose e peculiari da affrontare. Il sistema familiare di ultima formazione può modificare la gerarchia tra i fratelli; il consolidarsi di un rapporto di un genitore biologico è in grado di cambiare la relazione che questo ha con il figlio e le sue aspettative; la nascita di un fratellino della nuova coppia può essere vissuta come perdita definitiva dell’unità della famiglia biologica; un’imposta condivisione di spazi e di cose tra ‘fratelli non previsti’ facilita i conflitti; in età adolescenziale l’aspetto dell’attrazione sessuale può avere implicazioni con i nuovi fratelli/sorelle o con i nuovi compagni/e del genitore biologico; etc……
    Vediamo cosa è utile fare per affrontare al meglio queste particolari situazioni:

    • La famiglia ricomposta richiede ai suoi componenti un’attiva e attenta costruzione delle relazioni: tra genitori plurimi, tra fratelli, tra genitore biologico e figlio, tra figlio e nuovo compagno….. Nulla va dato per scontato.
    • E’ necessario ri-definire punti di riferimento e regole: chiarire e condividere ruoli e funzioni familiari (chi fa cosa) e confini di appartenenza (spazi e cose).
    • E’ importante sganciarsi dai miti della famiglia tradizionale e dai sensi di colpa o paragoni rispetto al nucleo familiare precedente, per poter avere una lettura della situazione presente meno condizionata dal passato e da altri sistemi familiari.
    • E’ molto utile integrare le esperienze e le risorse positive delle relazioni precedenti sostenendo i rapporti dei figli con il genitore non convivente
    • La nuova coppia dovrebbe essere sufficientemente solida e capace di ideare dei riti volti a facilitare il suo riconoscimento, intimo e sociale, e a creare un senso di appartenenza.

    In ogni caso, in generale, considerato che la famiglia ricostituita presenta delle complessità che richiedono a ciascun membro un’attivazione di risorse cognitive ed emotive volte al cambiamento e all’adattamento di una situazione relazionale priva ancora di riferimenti socio culturali cui fare riferimento, è necessario sviluppare competenze di ascolto attivo e di comunicazione efficace per monitorare bisogni e problematiche relazionali in rapida evoluzione e agire di consegnuenza.
    In quest’ottica, l’intervento di un terzo, soggetto neutrale, che faciliti questi passaggi in pochi incontri, rappresenta una preziosa opportunità per vivere meglio una fase nuova della propria esistenza.

 


    La mediazione per un benessere relazionale della famiglia in cambiamento

    trasformationOggi, si sa, in tutto il mondo occidentale la famiglia è in crisi e la separazione e il divorzio sono eventi in costante crescita.
    Nonostante l’ampiezza del fenomeno, il passaggio dalla famiglia unita alla famiglia separata resta un’esperienza dolorosa e difficile, e implica la ricerca di nuovi equilibri relazionali e una riorganizzazione di ruoli e di funzioni tra i genitori che non sono più coppia, tra i genitori e i figli, tra i figli e i componenti delle famiglie di tra i figli e gli eventuali nuovi compagni dei genitori. E’ fondamentale però che la separazione coniugale, qualora inevitabile, non recida i legami familiari come purtroppo spesso accade, ma si limiti ad una loro necessaria ristrutturazione.

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    LA MEDIAZIONE FAMIGLIARE

    La Mediazione Familiare rappresenta a questo proposito un valido supporto alla famiglia in trasformazione. Essa infatti offre un tempo e un luogo dove parlare, confrontarsi e trovare soluzioni condivise alle problematiche tipiche di una separazione, sotto il profilo relazionale, organizzativo ed anche economico. Con un’attenzione particolare ai bisogni dei figli e alla cura dei legami familiari.
    In Mediazione Familiare non si fa terapia, non si analizza il passato, ma si parte dal presente per quandare verso il futuro. I suoi obiettivi principali sono infatti aiutare la famiglia in transizione a migliorare la qualità relazionale ed individuare con responsabilità soluzioni concrete e in tempi brevi.
    Ciò è possibile se si riattiva il canale di comunicazione bloccato dal conflitto, se si tengono presenti i bisogni fondamentali di tutti i componenti della famiglia e se si creano le condizioni relazionali che permettono ai figli di mantenere un rapporto soddisfacente con entrambi i genitori e le rispettive famiglie di origine, nel rispetto di quanto disciplinato dalla L.54/’06 sull’affido condiviso.
    Il mediatore familiare è un professionista esperto in tecniche di negoziazione e di gestione del conflitto. E’ terzo imparziale, non giudica chi ha torto o ragione. Egli sostiene e promuove l’esplorazione di possibili accordi, facilita l’esposizione di sé e l’ascolto dell’altro, aiuta a riconoscere ed accettare i diversi punti di vista dei soggetti coinvolti nel conflitto.
    Il mediatore utilizza strumenti e tecniche specifiche per fare emergere i bisogni reali nasconti sotto le rabbie, le frustrazioni, le rivendicazioni o le accuse.
    Numerosi sono i vantaggi di questo tipo di intervento: riduce la conflittualità; consente di comunicare in modo efficace; facilita soluzioni concrete, condivise e in tempi brevi; stimola lo sviluppo di competenze relazionali, genitoriali e organizzative; salvaguarda i legami familiari; garantisce l’assoluta riservatezza.

    La mediazione familiare si rivolge principalmente:

    • alla coppia, con o senza figli, in vista o durante la separazione;
    • alla coppia già separata con un’esigenza di migliorare gli accordi;
    • al singolo genitore separato con difficoltà relazionali con il figlio;
    • agli altri componenti della famiglia coinvolta nella vicenda separativa (nonni, nuovi/e compagni/e, figli acquisiti,…).
    • a tutti coloro che nelle diverse fasi del ciclo di vita della famiglia vivono un conflitto di coppia o familiare, manifesto o covato dentro di sé, e sentono il bisogno di fermarsi per risolverlo, dirsi le cose, sviluppare nuove competenze di comunicazione e rilanciare la relazione con l’altro.

    LA MEDIAZIONE DEI CONFLITTI FAMIGLIARI
    Le tecniche e gli strumenti utilizzati da un mediatore familiare qualificato risultano molto efficaci anche per riattivare una comunicazione interrotta da un profondo disaccordo tra diversi componenti di una famiglia, a prescindere dall’evento separativo.
    Incomprensioni, silenzi, difficoltà di comunicazione tra coniugi, tra genitori e figli, tra figli e nuovi compagni, tra fratelli, tra generi/nuore e suoceri, …possono essere accolte e gestite alla presenza di un professionista terzo, neutrale, che facilita, sostiene e garantisce una comunicazione efficace tra i soggetti coinvolti nel conflitto, senza lasciare spazio al fraintendimento e poter dare un rilancio al legame di coppia, genitoriale, o fraterno.
    E’ importante non sottovalutare la qualità dei rapporti familiari, e mantenere sempre la volontà di alimentare quel benessere relazionale di cui la famiglia italiana sembra oggi essere carente, come è emerso dalle recenti ricerche esposte in occasione dell’ultima Conferenza Nazionale della Famiglia a Milano e dalle quali è emerso che oltre alle povertà materiali e tradizionali, le nuove povertà familiari sono povertà relazionali.
    Un’ultima nota riguarda la professionalità dei mediatori familiari.
    I mediatori familiari qualificati presso le associazioni professionali di categoria (A.I.Me.F., Simef, AIMS) hanno una formazione specifica post-universitaria e una competenza interdisciplinare in ambito giuridico, psicologico, pedagogico e sociologico e operano nel rispetto del relativo codice deontologico.
    Data la delicatezza dell’intervento mediativo in ambito familiare, è di primaria importanza che l’utente si rivolga a professionisti esperti, non solo in tecniche di negoziazione ma e soprattutto in dinamiche familiari.